La nostra rivista - Venetica
Venetica è la rivista degli Istituti per la storia della Resistenza e dell’età contemporanea presenti in tutto il Veneto. Fondata nel 1984, dopo alterne fortune, è dal 1992 è stampata da Cierre con cadenza semestrale. Indaga la storia del Veneto e dintorni adottando lenti e prospettive le più varie, dalla storia politica, alla storia sociale, dalla storia culturale a quella orale.
Direttore: Mario Isnenghi (Emilio Franzina dal 1984 al 2002)
Direttore responsabile: Piero Pasini
Redazione: Angela Maria Alberton, Alfiero Boschiero, Alessandro Casellato, Maria Cristina Cristante, Giovanni Favero, Simon Levis Sullam, Andrea Martini, Valeria Mogavero, Cristina Munno, Nadia Olivieri, Filippo Maria Paladini, Stefano Poggi, Omar Salani Favaro, Giulia Simone, Antonio Spinelli, Valentino Zaghi, Gilda Zazzara.
Comitato scientifico: Donatella Calabi, Renato Camurri, Ilvo Diamanti, Marco Fincardi, Emilio Franzina, Santo Peli, Rolf Petri, Gianni Riccamboni, Giorgio Roverato, Francesco Vallerani, Livio Vanzetto.
Per scrivere alla redazione: venetica.redazione@gmail.com
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Gli ultimi numeri
«Disparu mistérieusement» Il delitto Matteotti nella stampa italiana e internazionale a cura di Valentino Zaghi
l delitto Matteotti nella stampa italiana, di Clemente Borando
«The Martyr of Fascism»: l’omicidio Matteotti nella stampa inglese, di Francesca Bottin
«L’affaire Matteotti» nella stampa francese, di Valentino Zaghi
Il delitto Matteotti nella stampa statunitense, di Francesca Bottin
Giacomo Matteotti in Argentina, di Federica Bertagna
SAGGI: Luigi Grancelli: profilo di un fascista “integrale”, di Paolo Massimo Murari
INTERVENTI: Veneto Transformer: identità e storie, di Emilio Franzina. Una generazione lunga. 1960-1993, di Mario Isnenghi
ANGOLI E CONTRADE
Enrico Maria Massucci su Marcello Della Valentina, Gianfranco Bettin su Percy Allum, Stefano Fracasso su Alberto Macilotti, Michelangela Di Giacomo su Cesco Chinello, Valentino Zaghi su Alfiero Boschiero
Ritorno a destra. Storia di una cultura estremista in Veneto a cura di Andrea Martini
La storia del fascismo non si conclude nel 1945. La fine del secondo conflitto mondiale segna una cesura istituzionale decisiva, ma non esaurisce il fascismo né come espressione politica né come ideologia e nemmeno come modello culturale cui attingere. È poi l’estrema destra nel suo complesso, qui intesa come categoria più ampia all’interno della quale ascrivere anche il fascismo, che continua a condizionare la scena pubblica a dispetto del tornante del 1945. Che una simile destra abbia esercitato nel corso degli anni un forte impatto nel Veneto contemporaneo lo aveva già colto nel 2009 Emilio Franzina, in un numero di «Venetica» da lui curato e dedicato alla città di Verona, intesa come luogo di osservazione privilegiato, dal titolo La città in fondo a destra. È stato inevitabile ripartire da lì. «Ritorno a destra» riflette perciò sulla più stretta contemporaneità, proponendosi di fare storia del tempo presente e lo fa a partire da contributi diversi tra loro che provano a scattare fotografie di questa stessa destra da angolature, prospettive e cronologie differenti.
Infanzie vulnerabili, istituzioni speciali (XIX-XX secolo) a cura di Cristina Munno, Elisabetta Benetti, F.M. Paladini
Questo monografico della rivista propone nuove ricerche e riletture storiche d’ambiente veneto sul problema dell’infanzia più debole perché esposta a povertà, a morte precocissima (la mortalità perinatale e infantile veneta sette-ottocentesca fu altissima: il suo crollo novecentesco è un caso di studio affascinante), all’abbandono, al ricovero in strutture rieducative o correzionali, all’intervento medico, pedagogico, educativo, psicologico, psichiatrico o giudiziario per la sua disabilità o per i suoi comportamenti difformi. Sulla base di fonti da poco accessibili e in sintonia con nuove linee storiografiche, sono in particolare indagati istituti, centri e ambulatori medico-pedagogici e medico-psico-pedagogici che tra prima e seconda metà del Novecento promisero di rispondere ai bisogni di cura ed educazione speciale di fanciulli ritenuti «anormali» o difficili: tra anni Sessanta e Settanta le strutture medico-psico-pedagogiche pubbliche e private divennero però cruciali nelle lotte anti-istituzionali, in quelle per la democratizzazione dell’assistenza e della scuola, nei movimenti per i diritti universali alla salute e all’inclusione sociale.
Ebrei stranieri in Veneto. Storie di fughe e internamento (1933-43) a cura di Antonio Spinelli
Illuminare le storie degli ebrei stranieri presenti in Veneto tra il 1933 e il 1943 e ricostruire il contesto fatto di fughe dai paesi di origine e internamento in Italia significa comprendere le politiche del fascismo nei loro confronti. Maturate negli anni Trenta e finalizzate con le leggi del 1938, tali politiche implicarono discriminazione, isolamento ed espulsione. Decisioni che furono il primo punto di svolta per chi in Italia e nel Veneto aveva provato a darsi una nuova progettualità e che ora vedeva messa in discussione anche la propria identità.
Con l’ingresso in guerra, il fascismo destinò gli ebrei stranieri ai campi di concentramento e all’internamento libero. Quest’ultima forma di restrizione della libertà portò il Veneto a diventare la regione con il maggior numero di internati. La ricerca ha permesso di delineare come gli ebrei arrivarono nelle province venete, la vita quotidiana, i rapporti con la popolazione locale e con le autorità, fra aiuti e delazioni, fermandosi sulla soglia del periodo delle deportazioni.
Clicca qui per scaricare la mappa dei comuni in cui è attestata, anche temporaneamente, la presenza di ebrei stranieri fra il 1940 e il 1943.
Il corpo mi appartiene. Donne e consultori a Nordest a cura di Alfiero Boschiero, Nadia Olivieri
L’unica rivoluzione riuscita nell’Italia del secondo dopoguerra fu quella pensata e agita dalle donne e cambiò la vita di tutti: relazioni, sessualità, coppie, famiglie, figli, comunità locali. Sono noti i conflitti degli anni Settanta e Ottanta in Parlamento e nel paese, per acquisire una legislazione adeguata al nuovo orizzonte di libertà civile e di avanzamento sociale maturato nelle coscienze e nel senso di sé delle persone. Divorzio, diritto di famiglia e regolamentazione dell’aborto ne sono state le tappe più rilevanti; i consultori, il luogo in cui si consolidarono la cultura e la pratica dei nuovi diritti. La ricerca ha inteso ricostruire i processi “di lotta e di governo” che il movimento delle donne innescò in quella fase politica cercando di cogliere come lo spirito dei luoghi dei diversi territori del Nordest – da Trento passando per le città venete fino a Trieste – si intersecava con gli obiettivi generali.